Friday, September 4, 2009

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Italiatriathlon oggi parla con.......Luke McKenziePDFStampaE-mail

La redazione di italiatriathlon ha raggiunto il campione Ironman

 australiano Luke McKenzie per porgli qualche domanda sulla sua carriera e sull'ultima gara disputata a Louisville.
Ecco cosa ci ha risposto Luke:

La scorsa domenica hai partecipato all'Ironman Louisville dove ti sei classificato secondo. Tuttavia hai dichiarato che quella è stata la miglior gara della tua carriera. Perchè?

Ho vinto tre gare Iroman nella mia carriera di triatleta e ogni volta ho imparato molto su me stesso, ma all'Ironman Louisville ho sentito come se spingessi il mio corpo verso un altro livello. E' una posizione difficile  essere il leader della gara, tener duro davanti e resistere a chiunque voglia venirti a prendere. Quando sono stato raggiunto, in effetti correre cercando di tenere il passo in quegli ultimi km mi ha caricato e mi è piaciuto molto. Ti fa lavorare e combattere quel tanto in più. Ecco perché ho sentito che è stata la mia migliore performance in un Ironman. Ho sentito Chris McCormack dire la stessa cosa. La sua migliore prestazione di sempre è stata nel giorno in cui è arrivato secondo dopo Normann Stadler alle Hawaii. Aveva spinto il suo corpo come mai prima di allora. Quindi certi giorni il tuo meglio non ti garantisce la vittoria. Arrivare così vicini però ti rende più desideroso e motivato ad avere di più.

Quest'anno hai vinto due eventi Ironman, uno in Malesia e l'altro in Giappone, entrambi caratterizzati da condizioni climatiche aspre a causa del caldo e dell'umidità, le stesse che caratterizzano anche la finale del Campionato del Mondo alle Hawaii. Credi che questo sia un buon segno per la tua gara a Kona?

Devo scegliere gare Ironman che si addicano alle mie potenzialità, quindi i miei piani si orientano molto su un determinato tipo di gare in un sempre crescente calendario di eventi. Sembra che io vada bene in condizioni calde e umide, in  frazioni di nuoto senza muta, su percorsi ciclistici duri, collinosi e ventosi e su percorsi podistici dove le aspre condizioni climatiche mettono in gioco il fattore “sopravvivenza”. Vedo anche questi eventi come esperienza per il fine ultimo che è vincere un giorno l'Ironman Hawaii.

Sembra che qualsiasi cosa un triatleta faccia, lo faccia per Kona. Cosa significa davvero Kona per un triatleta? E' vero che la vittoria è già tagliare il traguardo?

Ovviamente molti triatleti professionisti aspirano a vincere la finale dell'Ironman alle Hawaii. Alcuni atleti basano la loro intera stagione intorno a una top performance a Kona. A 28 anni non vedo un bisogno per me personalmente di focalizzarmi solo su una buona prestazione alle Hawaii quando abbiamo così tanti altri grandi eventi Ironman in tutto il mondo. Kona è il pinnacolo del nostro sport, è la gara più prestigiosa da vincere ma per il momento è la gara a cui partecipo per testare me stesso contro i migliori del mondo. Un giorno voglio vincerla e quello significherebbe tutto per me!
La vittoria è ciò che tu vuoi farne. Se è competere e completare la gara, allora oltrepassare il traguardo è la vittoria. Se è vincere la gara nella tua categoria age group, allora quella è la tua vittoria. Penso che ogni volta che spingi il tuo corpo al limite, dai tutto di te e attraversi quella finish line, questa è una vittoria.

Nel tuo programma non ci sono altre gare fino alla finale di Kona in ottobre. Dove e come ti allenerai fino ad allora?

Starò qui nella nostra base estiva di allenamento a Bend nell'Oregon per un'altra settimana, poi andrò a Kona un mese prima della gara. Amo allenarmi laggiù in difficili condizioni così farò un blocco di 21 giorni per  gli ultimi ritocchi alla preparazione.

Cosa potresti dire ai giovani per farli avvicinare al mondo del triathlon?

E' una grande occasione per scoprire di cosa sei fatto. Finire un Ironman è una enorme conquista personale e una volta che ne hai completato uno sono sicuro che potresti fare anche qualsiasi altra cosa. Devi soltanto scegliere i tuoi obiettivi e credere in te stesso!